Mostra |
Comunicato mostra su Giacometto Macchi |
Centro Culturale Tommaso Moro - Gallarate
|
|
| Si è conclusa domenica 19 novembre la mostra “100 anni fa. Cielo di Tolmino. Giacometto Macchi, aviatore gallaratese, asso degli osservatori”. I visitatori, classi scolastiche o gruppi di militari, “vecchi” gallaratesi o giovani appassionati di storia hanno potuto ammirare oggetti e foto dell’epoca della “grande guerra” rivivendone aspetti eroici o drammatici. Non sono mancati i superesperti di aeronautica, che hanno scoperto, “commossi e felici della scoperta”, foto di aerei mai visti in precedenza di cui però avevano sentito parlare, o gli appassionati di fotografia in generale, che hanno ammirato fotografie nitide e precise di cento e più anni fa da loro giudicate di altissimo livello. Se tanti hanno dichiarato vivo apprezzamento per l’iniziativa (per le cose esposte e per l’allestimento), per alcuni è scattato un vero e proprio coinvolgimento emotivo: è come se Giacometto ci avesse presi per mano e condotti con lui nella vita di trincea sul Carso o sugli aerei sopra il Piave, nei giorni della Battaglia del Solstizio. Qualcuno nel libro firme ha ricordato il proprio padre bersagliere ciclista e lo ha immaginato pedalare in zona di guerra con l’aereo di Giacometto a sorvolare. Qualcun altro ha trovato la firma di un proprio nonno tra coloro che hanno festeggiato il ritorno di Giacometto a Gallarate nel ’19, altri la foto di un parente caduto in guerra, altri l’immagine del proprio paesino d’origine. Si è rievocato il passato ormai remoto per poi tuffarsi nel groviglio del presente: parlando dei profughi di ieri - letti in quarta pagina della Gazzetta dello sport del 30 novembre 1917 - il pensiero è corso a quelli di oggi. Si è anche scherzato sulla cartolina di una appassionata ammiratrice di Giacometto, cartolina giunta a destinazione nonostante un indirizzo quanto mai approssimativo: “Al S. Ten. Giacomo Macchi, di una squadriglia di osservatori, in un campo di aviazione sul Carso, Zona di guerra”. Oggi perfino le raccomandate non sempre arrivano. Anche le tensioni e le insoddisfazioni del dopoguerra sono state oggetto di riflessione e confronto: come è emerso con chiarezza nell’incontro col prof. Caspani, la modernità che celebrava i suoi fasti nei decenni della bella époque si è trovata improvvisamente davanti alla propria drammatica incapacità di fondarsi: tant ‘è che dopo una guerra cruentissima, che nessuno e tutti hanno voluto fino in fondo, che non è riuscita a fermarsi anche quando era per tutti logico e conveniente farlo, si sono elaborati trattati di pace talmente ingiusti e astratti che dopo vent’anni di guerra ne è scoppiata un’altra. Giacometto sarà presente come comandante il 10 giugno del 1940 nella caserma di Madonna in Campagna, al momento dell’annuncio del Duce all’Italia, ad avvertire- magari in modo tutt’altro che morbido - i suoi aviatori esultanti “che loro non sapevano cosa fosse la guerra” e che quindi ogni esultanza doveva considerarsi inopportuna. Di lui e della “grande guerra” si parlerà ancora nel 1918, nelle rievocazioni del centenario in contesti che devono ancora precisarsi: questo comunicato perciò vale come un arrivederci. | |